venerdì 27 marzo 2009

Quando




Quando stai per abbracciare una donna.


Quando stai per abbracciarla e la musica è appena cominciata.

Quando le hai sorriso, lei ti ha sorriso, e quindi ti sei avvicinato, l'hai aspettata, lei ti ha raggiunto, e tu hai appena dato le spalle alla pista e sei di fronte a lei, e stai per abbracciarla.


Quando stai per abbracciarla e la musica è appena cominciata e non ballate ormai da molti mesi.


Quando stai per abbracciarla e non ballate ormai da molti mesi e ti rendi conto che sono veramente troppi mesi che non ballate e senti che non c'è mai stata una buona ragione per negarsi un tango per mesi e mesi.


Quando stai per abbracciarla e nei suoi occhi e nel suo sorriso accennato capisci che sono tanti mesi, troppi mesi, anche per lei.


Quando allarghi le braccia per accoglierla e la vedi che è sul punto di avvicinarsi e lasciarsi stringere nell'abbraccio.


Quando lei sta per lasciarsi stringere nell'abbraccio e tu hai le braccia aperte, per accoglierla.


Quando deglutisci, e respiri a fondo, ed è il momento.


Quando tutto si confonde, quando tutto si cancella.


Quando quell'abbraccio rimane sospeso lì, in aria, tra un bancone e una pista, in attesa di qualcuno che ritorni.


In attesa di quella stessa musica, e di qualcuno che lo meriti.

lunedì 23 marzo 2009

Nu mumée.

Poi passò il fruttivendolo con la spesa della signora dell'ultimo piano e gridò come al solito dal cortile di calare il cesto.
"Signora Sanfelice! Calate 'o panaro, signora Sanfeliceee!"
Rivolto a me: "Nun ce sente cchiù, s'adda fa' n'apparecchio p'e rrecchie".
"Acustico," gli dico, tanto per dire una cosa e non farlo parlare da solo.
"Si, n'apparecchio artistico. Signora Sanfeliceee!"
Al terzo strillo la signora sente o qualcuno va a bussare alla sua porta per avvertirla di calare il cesto.
"Nu mumèe." La signora Sanfelice ha la e di momento lunga assai.
Detto da lei il momento parte bene ma non arriva.
Di lei don Gaetano dice che tiene una voce a trombetta che sveglia le anime del purgatorio.
"Acalate 'o panaro."
"Nu mumèe."
"Nto" ce l'aggiungo io, per farlo arrivare.
" 'O panaro" strilla rauco il fruttivendolo.
"Mo', mo' " si sente scendere dalla finestra aperta.
La voce della signora si è persa tutto il mento di momento, per ora cala solo il mo'.
Il fruttivendolo si spazientisce e chiama un'altra volta.
Mentre aspetta dice: "Chella nun trova 'o panaro. Ma pecchè nun 'o tiene vicino 'a fenesta?".
La dirimpettaia della signora Sanfelice le grida di guardare sotto il lavandino.
Risposta a tutta gola trombettiera: "Nun ce staa".
"Guardate dietro la stufa."
"Nun ce staa, me l'ha spustato Cuncettina. Chella mette a posto e 'e ccose spariscono."
"Signora Sanfeliceeee!" ripiglia il fruttivendolo con una voce strozzata con cui la vorrebbe strozzare.
Puntuale: "Nun mumèe".
"Nto" da parte mia.
Alla fine esce il grido liberatorio nel cortile: "L'ha truvato, l'ha truvato".
"Sia fatta 'a vuluntà" commenta una voce e chiude la finestra. Segue la chiusura di altre finestre coinvolte.


tratto da "Il giorno prima della felicità" di Erri De Luca - Feltrinelli 2009