lunedì 20 luglio 2009

Il dottore di bestie

Ora le lacrime venivano che era un piacere e un gocciolone è rotolato giù per la canna e lungo il ponticello del grilletto per disfarmisi sull'indice. Raymond Hessel ha chiuso entrambi gli occhi, così io gli ho premuto la pistola forte sulla tempia perchè avesse a sentirsela sempre schiacciata proprio lì e io gli ero accanto e quella era la sua vita e lui avrebbe potuto essere morto da un momento all'altro.
Non era una scacciacani qualsiasi, la pistola, e io mi chiedevo se il sale potesse fotterne il meccanismo.
Tutto era andato via così' liscio, pensavo. Avevo fatto tutto quello che aveva detto il meccanico. Questo è il motivo per cui ci occorreva comperare una pistola. Questo era il mio compito a casa, quello che stavo facendo.
Ciascuno di noi doveva portare a Tyler dodici patenti. Per dimostrare che ciascuno di noi aveva fatto dodici sacrifici umani.
Stasera ho parcheggiato e ho aspettato dietro l'angolo che Raymond Hessel finisse il suo turno al Korner Mart, che resta aperto giorno e notte, e verso la mezzanotte è uscito ad aspettare un autobus del servizio notturno e finalmente io mi sono avvicinato e l'ho salutato.
Raymond Hessel, lui non ha detto niente. Probabilmente ha pensato che volessi i suoi soldi, la sua paga minima, i quattordici dollari che aveva nel portafogli. Oh, Raymond Hessel, in tutti i tuoi ventitrè anni, quando ti sei messo a piangere, con le lacrime che scendevano per la canna della mia pistola premuta sulla tua tempia, no, qui i tuoi soldi non c'entrano. Non tutto ha a che fare con i soldi.
Non mi hai detto nemmeno ciao.
Tu non sei il tuo misero piccolo portafogli.
Bella nottata, ti ho detto io, fredda ma limpida.
Tu non mi hai detto nemmeno ciao.
Non sappare, ti ho detto, o dovrò spararti nella schiena. Avevo tirato fuori la pistola e avevo calzato un guanto di lattice così se la pistola fosse diventata il reperto A presentato dallo Stato, su di essa non ci sarebbero state che le lacrime secche di Raymond Hessel, razza bianca, ventitrè anni, senza segni particolari.
Allora ho avuto la tua attenzione. I tuoi occhi erano così grandi che persino nella luce dei lampioni vedevo che erano verde antigelo.
Ogni volta che la pistola ti toccava la faccia tu ti ritiravi affannosamente indietro un po' di più, come se la canna fosse troppo calda o troppo fredda. Finchè ti ho detto smettila di indietreggiare e allora ha lasciato che la pistola ti toccasse, ma lo stesso hai storto il collo e allontanato la testa dalla canna.
Mi hai dato il tuo portafogli come ti ho chiesto.
Il tuo nome è Raymond K. Hessel, quello che c'è scritto sulla patente. Abiti al 1320 SE Benning, appartamento A. Un seminterrato, dev'essere. Di solito agli appartamenti dei seminterrati assegnano lettere invece di numeri.
Raymond K.K.K.K.K.K. Hessel, stavo parlando a te.
Tu hai storto il collo e allontanato la testa dalla pistola e hai detto si. Si, hai detto, abitavi in un seminterrato. Avevi anche delle foto nel portafogli. C'era tua madre. Questa è stata dura per te. Hai dovuto aprire gli occhi e vedere papà e mamma che ti sorridevano e vedere allo stesso tempo la pistola, ma ce l'hai fatta, poi hai chiuso gli occhi e ti sei messo a piangere.
Ti saresti raffreddato, lo stupefacente prodiglio della morte. Un momento prima sei una persona e un momento dopo sei un oggetto e papà e mamma devono chiamare il vecchio dottor Chissachì per farsi dare la tua cartella odontoiatrica perchè non resterà molto della tua faccia e papà e mamma si erano sempre aspettati molto di più da te e, no, la vita è ingiusta e adesso guarda che cosa succede.
Quattordici dollari.
Questa, ho chiesto io, questa è tua mamma?
Si. Tu piangevi, tiravi su con il naso, piangevi, deglutivi. Si.
Avevi una tessera di biblioteca. Avevi una tessera di noleggio a un negozio di video. Una tessera della previdenza sociale. Quattordici dollari in contanti. Volevo prendere la tua tessera dell'autobus, ma il meccanico ha detto di prendere solo la patente. Una tessera scaduta di un'associazione studentesca.
Studiavi qualcosa, all'epoca.
Eri arrivato a un pianto abbastanza intenso a questo punto così io ti ho schiacciato un po'più forte la pistola sulla guancia e tu hai cominciato a indietreggiare finchè ti ho detto di non muoverti, o t'ammazzavo lì per lì. Allora, che cosa studiavi?
Dove?
All'università, ho detto. Qui c'è una tessera.
Oh, non ti ricordavi più, singhiozzo, ingoio, sniffata, qualcosa, biologia.
Ascolta adesso, devi morire, Raymond K.K.K. Hessel, questa notte tocca a te. Puoi morire in un secondo o in un'ora, decidi tu. Perciò cacciami una balla. Raccontami la prima cosa che ti salta in mente. Inventati qualcosa. Non me ne frega un cazzo. Io ho la pistola.
Così finalmente ti sei messo ad ascoltare e sei uscito da quella piccola tragedia che avevi nella testa.
Riempi gli spazi vuoti. Che cosa vuole fare Raymond Hessel da grande?
Andare a casa, hai detto tu, voglio solo andare a casa, ti supplico.
Potente, ho detto io. Ma poi, come avevi intenzione di passare la tua vita? Posto che sapessi fare qualcosa a questo mondo.
Inventatelo.
Tu non sapevi.
Allora sei morto seduta stante, ho detto io. Ora gira la testa, ti ho detto.
La morte avrà inizio fra dieci, fra nove, fra otto.
Veterinaria, hai detto. Volevi diventare veterinario.
Vale a dire bestia. Per questo bisogna andare a scuola.
Nel senso di troppa scuola, hai detto tu.
Puoi essere in qualche scuola a spaccarti il culo, Raymond Hessel, o puoi essere morto. Scegli tu. Ti ho infilato il portafogli nella tasca posteriore dei jeans. Dunque volevi davvero diventare un dottore di bestie. Ti ho staccato la canna in salamoia dalla guancia e te l'ho schiacciata contro quell'altra. E' questo che hai sempre desiderato diventare, dottor Raymond K.K.K.K. Hessel, un veterinario?
Si.
Non è una balla?
No. No, hai specificato, si, non è una balla. Si.
Bene, ho detto io, e ti ho schiacciato l'estremità umida della canna al vertice del mento e poi al vertice del naso e dovunque schiacciavo la canna lasciavo un anello luccicante delle tue lacrime.
Allora torna a scuola, ti ho detto. Se domani mattina ti svegli, trovi un modo di tornare a scuola.
Ho schiacciato l'estremità bagnata della pistola sull'una e sull'altra guancia e poi sul mento e poi di nuovo sulla fronte e l'ho lasciata lì. In questo momento potresti tranquillamente essere morto, ti ho detto.
Ho la tua patente.
So chi sei. So dove abiti. Mi tengo la tua patente e ti tengo d'occhio, signor Raymond K. Hessel. Fra tre mesi e poi fra sei mesi e poi tra un anno e se non sei tornato a scuola per studiare da veterinario, sarai morto.
Tu non hai detto niente.
Vattene da qui e fai la tua piccola vita, ma ricordati che ti sorveglio, Raymond Hessel, e preferisco ammazzarti che vederti fare un lavoro di merda per quei quattro soldi che ti servono per comperarti del formaggio e guardare la tele.
Ora me ne vado e tu non ti voltare.
E' questo che Tyler vuole che faccia.
Queste sono le parole di Tyler, quelle che mi escono di bocca.
Io sono la bocca di Tyler.
Io sono le mani di Tyler.
Tutti nel Progetto Caos sono parti di Tyler Durden e viceversa.
Raymond K.K. Hessel, la cena di questa sera avrà un sapore fantastico come nessun pasto che hai mai mangiato e domani sarà il giorno più bello di tutta la tua vita.