sabato 27 agosto 2011

Zozzimma






Pubblico questa autentica perla, e credo fermamente che tutti quelli della mia generazione dovrebbero ascoltarla.
Io la inserirei obbligatoria nei programmi scolastici ministeriali. 

Un eterno grazie a Frank Tellina!

Feta!
Te votta 'n derr' si fa 'na ciatata
Si t'arrpigl' stai tutt'ntrunat'
Lui non si lava i denti
Che Zozzimma... di robot
Zozzimma... di robot!

Puzza!
So cchiù 'e trent'ann' ca n'z'fa 'na doccia
Tene 'e chiattill' pur' aret'e'rrecchie
Contro il nemico usa la
Zozzimma... di robot
Zozzimma... di robot!
 
Ha la melma di Tetsuia e tutto il resto è un fai da te
Non conosce il bagno schiuma non sa il sapore che cos'è
Non si lava e col suo tanfo sempre puzzerà
Zozzimma... di robot
Zozzimma... di robot!
Zoooooo....zzimma!
Zoooooo...zzzimmmaaaa!

Scella, con un alone al gusto di cipolla
Preferirei star chiuso in una stalla
Si muore dalla puzza che
Zozzimma.... di robot!
Zozzimma... di robot!

Ha la melma di Tetsuia e tutto il resto è un fai da te
Non conosce il bagno schiuma non sa il sapore che cos'è
Non si lava e col suo tanfo sempre puzzerà
Zozzimma... di robot
Zozzimma... di robot!
Zozzimma... di robot!

E a questo punto una lacrimuccia è più che consentita.
Tutti insieme piangiamo dall'emozione.
Amen.


P.S.
Chi riesce a trascrivere le armi di Zozzima elencate dalla doppia voce in sottofondo???!! 
Sorteggiamo un premio per il contributo migliore!
 

giovedì 25 agosto 2011

In milonga non si fa.



Ieri ho fatto un brutto sogno. Mi dibattevo nel dubbio, lo confesso, o no?
Poi ho pensato che tanto chi non sa il Non si fa, a capirlo nun c'a fa.


Lei – decisissima, le braccia conserte - Non si fa!
Lui – perplesso, un po’ intimorito - C...osa?
Lei - guardandolo in cagnesco - In milonga. Non si fa!
Lui – si riscuote. gesticolando - Si, ma cosa???
Lei - perentorea - Non lo sai??? Non si fa!!!
Lui – sbuffando, sconfortato - E va bene!
Lei - dubbiosa - E va bene? E va bene Cosa?
Lui – calmissimo, lentamente – Non - si - fa.
Lei - smorfia di disappunto - Si, ho capito, ma cosa?!!??
Lui - In milonga!
Lei - In milonga?
Lui – Eh. In milonga.
Lei – guardandosi intorno - ma perchè, questa è una milonga?
Lui – Ma perchè, ti sembra uno scavo archeologico?
Lei – disorientata - Dici?
Lui - assertivo - Dico.
Lei - Ah si?
Lui – Ah no?
Lei - Ma va!
Lui - Ma si!
Lei – convinta, sospirando – Ehhh si.
Lui – improvvisamente perplesso - Ma davvero?
Lei – solenne – Eh già.
Lui – pensieroso, scrutando all'orizzonte un graffito rupestre in cui due primati si spulciano abbracciati – Uhmmm… già già.

Prendono finalmente posto al loro tavolo proprio mentre fanno il proprio ingresso, in ordinata fila indiana:
buona prima M.me Ceffon, che spinge agile ma circospetta un carrello del supermercato con dentro una enorme pila di 23 confezioni di Tanghissima, l’acqua più amata dai tangueri fagottari, sulla cui sommità si staglia stentorea la figura di Simon Carrello, testimonial della ditta, che saluta soddisfatto, segue Giac Guaro che suggerisce con garbo e sottovoce, in rima baciata, un elenco di ballerine da tutta Italia ai principianti Garibaldi e Cavour in persona, i quali annuiscono incuriositi, Maria Affaroni, avvinghiata al sommo Osvaldito Pugliese, che incuranti limonano felici da ormai quindici minuti, quando subentra Andrea In Ferrari, e la di lui autonominatasi assistente Arie Fumanti, nell’atto di leccarsi il dito indice per individuare a mo’ di rabdomanti il punto esatto della pista in cui lui potrà scorreggiare contro vento, e poi Adele De Filippi abbigliata da cacciatore, doppietta alla mano e tasconi laterali, che mira ad altezza, per l'appunto, di mirada, il terzetto composto da Francesco, Giovanni e Ritrovato che discutono amabilmente tra loro dei massimi sistemi disciplinari della milonga, con Marco Scevola che propone di formare un quartetto e comincia a dissertare sul primo abbraccio della storia, mettendoci ovviamente la mano sul fuoco, ma viene eroicamente sostituito da Mario U'Viri che con l’altra mano schiaffeggia due donne in stereo, ma sarà vero?, ma chissà, non si sa! non si fa!, di seguito Stefania T'Aumenta Pallucci, l’immancabile, che freme da ore per musicalizzarsi biblicamente con Mastro Pugliese in carne e occhiali, ma poichè il di cui è palesemente, ma anche pelosamente, impegnato, per ingannare l’attesa si arma di amuchina in gel e si dedica alla disinfezione ormai tardiva del dito di Ferrari e delle manine leccate di Arianna Mangialossi, e a quella, preventiva, di colli, lobi, nuche e pettorali di tutti gli altri in coda, ove consentito dalle procaci scollature. Al seguito di T'Aumenta si accomoda il gruppetto delle spilungone detto delle dodici su tacco dodici, alte in media uno e novantuno spacchi inclusi, settantuno omm’e’merd’ fa notare a sproposito il solito napoletano in sala agitando trionfalmente, sott’al naso di un gestore a caso, una busta di taralli sugna e pepe, ma tanto sia-mo don-neeee ribattono in coro, oltre le gambe c’è di piùùùùùù e boleano sorridenti all’unisono come gazzelle zompettanti al Moulin Rouge, mentre un Gianluca Canzi fintamente vago e di passaggio, avido e tecnologico, le mira e prende febbrili appunti avvalendosi di un puntatore laser e di un I-pad pezzotti, prima d’essere inesorabilmente sgamato dalla Bi-attrice Huffmann in divisa da Sig.ina Rottermeier versione fetish, che, armata di gatto vivo a nove code, severamente chiude il gruppo delle diversamente basse e approfitta dell’altrui disinfezione e della di lui disattenzione per fargli un succhiotto diversamente erotico dietro l’orecchio destro, testè provocandogli immediata emorragia e istantaneo collasso. Tiber Livio e Pepp' Abbau prontamente intervengono in soccorso dello sfortunato Canzi e premurosi da par loro si sfidano nel lancio della caccola in pista, allo scopo di rianimarlo colpendolo sulle guance e desiderando al contempo elevare il più possibile il livello letterario della propria ironia, per poter finalmente sperare d'invitare una diversamente bassa per una tanda o, tutt’al più, d'invitarne tre al prezzo di due tande. La platea incantata applaude ad ogni lancio andato a bersaglio.
Mentre Canzi lentamente riprende canoscenza e I-pad, fatti non foste per viver come bruti, esclama confuso, all’esterno di questo malsano luogo pubblico un deficente abbigliato in technicolor distribuisce al dettaglio pesce freschissimo su una bancarella variopinta, urlando sono un tanguero, non sono una santa per attirare l’attenzione di Annarita Moccia e Dietro Lamano, troppo impegnati a fregarsi le mani (a vicenda) ed a spacciare tutti sorridenti magliettine in nero (dress code) dalla bancarella a fianco.

L’ufficio reclami Bellemammeta è a disposizione di chiunque, non avendo scorto il proprio nome o non essendosi riconosciuto in una descrizione, abbia solo per un attimo temuto che la cosa sia stata fatta di proposito e che perciò io non gli voglia bene. Il fatto è che il tango è piccolo, la gente è morbida, tango va la gatta al largo che ci lascia lo zerbino. Giuro.

Ma questa è un’altra storia.


umilmente vostro, Bell e mam, esageri.