giovedì 18 marzo 2010

La morte degli innamorati.


Lui sapeva della morte
solo quello che tutti sanno,
che ti prende, e in una muta dimora
ti spinge.
Così quando lei, da lui,
no, non strappata,
ma lievemente sciolta dai suoi occhi,
scivolò ad ombre ignote,
e lui capì che laggiù,
il suo sorriso di fanciulla
era come una luna a far del bene,
allora i morti a lui furono noti,
quasi per lei di loro con ognuno
fosse parente
e lasciò parlare gli altri
senza prestarvi fede
e quella terra bellissima chiamò
ed ameno luogo,
e la tastò
per giungere ai suoi piedi.


Trattasi della mia ricostruzione di una poesia letta tantissimi anni fa in un libro di R. M. Rilke, annotata su un foglietto, poi andato smarrito. L'ho cercata tanto, ma nemmeno S. Google ci ha potuto. Mi piacerebbe che qualcuno potesse aiutarmi a ritrovarla.

8 commenti:

  1. Rainer Maria Rilke era il poeta preferito della mia prof di lettere, l'ho studiato bene, dalla tua ricostruzione non riconosco nessuna delle sue poesie; se ti può essere utile http://www.la-poesia.it/stranieri/tedeschi/rilke/rilke-index.htm
    Bacio, CoccoLinda

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  2. Nulla sappiamo di questo svanire
    che non accade a noi. Non abbiamo ragioni
    - ammirazione, odio oppure amore -
    da mostrare alla morte la cui bocca una maschera

    di tragico lamento stranamente sfigura.
    Molte parti ha per noi ancora il mondo. Fino a quando
    ci domandiamo se la nostra parte piaccia,
    recita anche la morte, benché spiaccia.

    Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà
    irruppe in questa scena per quel varco
    che tu ti apristi: vero verde il verde,
    il sole vero sole, vero il bosco.

    Noi recitiamo ancora. Frasi apprese
    con pena e con paura sillabando,
    e qualche gesto; ma la tua esistenza,
    a noi, al nostro copione sottratta,

    ci assale a volte e su di noi scende come
    un segno certo di quella realtà;
    tanto che trascinati recitiamo
    qualche istante la vita non pensando all'applauso.

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  3. La morte di Maria

    Lo stesso grande angelo, colui che già una volta
    l'annuncio della nascita le aveva consegnato,
    era là, in attesa che levasse a lui lo sguardo,
    e disse:"E tempo ora che tu appaia".
    Ed ella ebbe timore, come allora, e ancora
    si mostrò come l'ancella, che nell'intimo annuisce.
    Ma lui la illuminava: infinitamente avvicinandosi,
    fu come se svanisse nel suo volto -
    e comandò agli apostoli, in luoghi lontani già dispersi,
    di ritrovarsi nella casa presso il pendio, la casa della Cena.
    Colmi giunsero di affanno,
    ed entrarono turbati: giaceva, là
    sul povero giaciglio,lei -la donna misteriosamente
    immersa nel declino e nella scelta,
    intatta, come in nulla mai coinvolta,
    e nel canto d'angeli era assorta.
    Ora che li vide tutti, ognuno dietro al proprio lume,
    in attesa, si volse lei dalla pienezza
    delle voci e ancora regalò di cuore
    le due vesti che possedeva,
    e levò il viso verso l'uno, verso l'altro...
    (Oh, sorgente di torrenti indicibili di lacrime).
    Ma nella sua debolezza si distese
    e i cieli su Jerusalem così vicino
    attrasse, che uscendo la sua anima nell'alto
    solo di poco ebbe da protendersi:
    Egli che di lei tutto sapeva, la sollevò
    Nella divina natura che già le apparteneva.

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  4. Ciao Eleonora,
    grazie per il tuo prezioso contributo.
    Saresti così gentile da renderlo ancora più prezioso, raccontandoci un po'di queste due poesie?
    La prima è per caso una traduzione alternativa dello stesso testo originario?
    Ti ringrazio in anticipo...

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  5. *****////\\\\*****

    Come noi solo questo sapeva della morte:
    che ci precipita nel mondo muto.
    Ma quando lei, non strappata per forza,
    no, piano allontanata dai suoi occhi,

    scivolò via verso ombre ignote, quando
    sentì che ora laggiù come una luna
    avevano il suo sorriso di ragazza
    e tutto il bene che da lei veniva,

    gli divennero familiari i morti
    come se grazie a lei gli fosse ognuno
    consanguineo; lasciò che altri parlassero,
    non credete, e chiamò quel luogo buono

    e sempre dolce - e le impronte di lei
    cercò a tentoni sopra quella terra.

    *****////\\\\*****

    Caro T-R, ti allego il link dove avevo letto questa poesia nella sua versione italiana.

    http://www.post.ch/it/post-startseite/post-briefeschreiben/post-briefeschreiben-private-briefe/post-briefeschreiben-trauer/post-briefeschreiben-trauer-zitate.htm

    La traduzione è meno poetica, ma sempre lascia una sensazione tremenda, di uno che, simbolicamente, non avendo colto quel attimo, perde l’ opportunità incontrando l’oscurità della solitudine e dei suoi pensieri che in questo caso gli sembrano come morte se stessa.
    Non mi permetto di entrare nella tua inspirazione che ti ha portato a presentarci questa poesia, ma spero sia sempre possibile che la ritrovi, e qui intendo questa ragazza …un saluto

    (A volte la 'Marinella' di Fabrizio de Andrè mi sembra la sua versione musicalizzata)

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  6. Cara/o anonima/o,

    Eccola, è senza dubbio lei.
    Grazie, dopo così così tanti mesi - sono un pessimo blogger e questo si sarà già bello che capito - grazie per averla ritrovata, per di più sul sito delle poste svizzere.

    Ora, mi chiedo: cosa c'è di più distante dalla asetticità delle poste svizzere di una poesia come questa? Tutto questo è PARADOSSALE, e

    bellissimo.

    Per un lungo momento, durato anni, ho creduto di averla sognata, o, più banalmente, di averne confuso l'autore.

    Questa poesia, sopratutto nella traduzione che ho pubblicato, è tragica, definitiva, vero.
    Però lascia anche il sapore di una liberazione avvenuta. Quando alla fine di qualcosa finalmente puoi abbandonarti ad un sospiro di sollievo.
    A me ha sempre dato una sensazione come di stordimento. Destabilizzante.

    Per risponderti, non sono stato ispirato da null'altro che dalla poesia in sè.

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  7. Caro TR,

    lo sento anch’io lo stordimento davanti alle parole come queste…creano le sequenze che ti passano davanti agli occhi, accelerando e rallentando senza un ritmo predefinito, senza controllo...
    Provare le emozioni forti è molto appagante… ti cambiano il gusto nella bocca, il sentimento nello stomaco fino all’impressione della stanza quando alzi lo sguardo dal libro…
    E non fa niente se si vivono (solo) tramite poesia..anzi, riconoscersi nelle parole e pensieri così intensi potrebbe avere un effeto devastante, raddoppiato ed inarrestabile…

    R. M. Rilke è uno dei miei poeti preferiti, insieme a Neruda e qualche altro...non era per caso che l’ho riconosciuto, questo pezzo lo sapevo a memoria ;)
    Il sito invece, l'avevo scoperto tempo fa’ per un motivo diverso, ma l'ho salvato tra i preferiti proprio per la ricchezza del contenuto inaspettato.

    anONIMa

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  8. Tango Randagio è molto sorpreso e segretamente lusingato per la tua preferenza.
    La poesia l'ho ritrovata, a questo punto, grazie al contributo di un pugno di sconosciuti.
    Sconosciuti al mondo, riconosciutisi in un sentimento assoluto, in una storia definitiva, nella penna appassionata di un grande poeta.

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